Descrizione
Rinvenuto nel 1965 nelle acque della ripa puteolana, il grande altare, in marmo bianco di Carrara, sormontato da betili sacri e caratterizzato da una grande iscrizione dedicatoria al dio Dusares, costituisce, insieme alle lastre e ad altri due altari di minori dimensioni (questi ultimi presenti già dal XVIII secolo nelle collezione del Museo di Napoli), la testimonianza della presenza a Puteoli di un edificio di culto degli Arabi Nabatei, oggi sommerso.
Provenienti dall’attuale Siria, i Nabatei avevano nel porto puteolano una loro base commerciale, così come le altre comunità di peregrini dall’Egitto, da Tiro, dalla Baetica, ed avevano evidentemente importato anche il loro culto nazionale.
Testa colossale del dio Dusares, da Puteoli, oggi ai Musei Vaticani (da Lacerenza 1991, p. 137)
La base in marmo del manufatto presenta limitate tracce di attacco biologico di spugne endolitiche che hanno lasciato tunnel ramificati di diverso diametro, diffusi nei primi millimetri di spessore della pietra e talvolta visibili anche in superficie.
I betili in travertino presentano un evidente degrado della pietra dovuto a diversi agenti biologici. Particolarmente vistosi sono i tunnel ancora ospitanti i gusci di molluschi bivalvi perforanti appartenenti alla specie Lithophaga lithophaga L. (dattero di mare).
Le parti in cui si conserva ancora lo strato superficiale della pietra presentano fori circolari di dimensioni millimetriche (pitting), da attribuire alla crescita di spugne endolitiche.
Nelle parti in cui lo strato più esterno è andato perduto, sono ben riconoscibili camere subsferiche che si approfondivano all’interno del manufatto e ospitavano il corpo della spugna. Le osservazioni al microscopio elettronico, condotte su minuti frammenti, hanno permesso il riconoscimento della spugna responsabile del degrado: i pits con superficie liscia (le impronte) e le spicole tilostili (elementi scheletrici a forma di spillo) permettono di riferire questo attacco alla specie Cliona celata Grant.
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