Skip to content Skip to footer

GRANDE DOLIUM

Il manufatto si presenta interamente colonizzato da un popolamento di organismi incrostanti costituito quasi esclusivamente da policheti sedentari appartenenti a diversi generi. Si osservano infatti tubicini calcarei di diverse dimensioni, di forma allungata o avvolta a chiocciola, diversamente ornamentati in superficie. In minore misura sono stati osservati resti incompleti di antozoi e colonie appiattite di briozoi. La disposizione della crescita biologica alquanto omogenea lascia presupporre che il manufatto sia stato esposto agli agenti marini su tutta la superficie e con un processo pressochè continuo.

Il dolium è un particolare contenitore da trasporto di dimensioni generose e di forma globulare, utilizzato nelle stive delle onerarie romane per il trasporto del vino in un periodo di tempo abbastanza circoscritto che va dall’inizio dell’età augustea fino alla prima metà del I secolo d.C. Nell’ambito di questo excursus cronologico si datano infatti i relitti finora rinvenuti nel Mediterraneo.

L’origine primaria di questo particolare contenitore da trasporto è da collocare probabilmente a Minturnae (presso l’odierna Minturno, nel Lazio meridionale, provincia di Latina) nota anticamente per la sua notevole produzione vitivinicola. Molti dei bolli rinvenuti sui dolia sono infatti riferibili alla gens Pirania, residente nella zona e coinvolta nella loro produzione. Anche le analisi delle argille, come nel caso dell’esemplare rinvenuto nel mare de La Maddalena in Sardegna, sembrano ricondurre alla città a sud di Roma.

Buona parte dei rinvenimenti sottomarini di relitti con dolia indica rotte preferenziali dirette verso la Gallia e la penisola iberica, altre regioni note per un’ottima produzione vinaria. E’ quindi ipotizzabile che questi grandi contenitori fossero impiegati sia nei carichi di andata che in quelli di ritorno, provvedendo a rifornire la penisola italica di vino proveniente da altre zone. Ciò è anche testimoniato dalla presenza, nelle stive dei relitti, di anfore di produzione gallica o iberica. Questi contenitori erano, infatti, più facilmente sbarcabili e, quindi, sostituibili.

Il rinvenimento di un dolium nel mare antistante Egnazia apre una nuova ed interessante prospettiva sulle rotte delle navi onerarie che trasportavano vino tra I secolo a.C. e I secolo d.C.

Il fatto che in questo particolare periodo si preferissero i dolia alle anfore può essere testimonianza di una commercializzazione di prodotti vinicoli in quantità maggiore e di più “basso livello”, fenomeno che bene sembra inserirsi nell’ambito dell’evoluzione socio-economica del bacino del Mediterraneo durante l’età augustea.

 

 

Gianfrotta P.A. 1998, Nuovi rinvenimenti subacquei per lo studio di alcuni aspetti del commercio marittimo del vino (sec. a.C. – sec. d.C.), in El vi a l’antiguitat, Actes II. Colloqui internacional d’arqueologia romana, Badalona, pp. 105-112.

Sciallano M., Marlier S. 2008, L’èpave à dolia de l’ìle de la Giraglia (Haute Corse), in Archaeonautica, 15, pp. 113-151.

N. rif. MUSASEGN4N. inv.s/nDescrizioneDolium di provenienza subacquea, di forma globulare e con bordo estroflesso a 90°. Puntale a “bottone”.Misureh. cm 160; diam. max 130; diam. bocca ext 79, int 54MaterialeTerracottaCollocazioneMuseo nazionale archeologico di Egnazia “Giuseppe Andreassi”. Seminterrato, ingresso depositiProvenienzaMare tra Egnazia e Monopoli; da pesca a strascicoDatazioneI sec. a.C. – I sec. d.C.Share