Piéri D. 2005, Le commerce du vin oriental à l’époque Byzantine, Beirut,
Reynolds P. 1995, Trade in the western Mediterranean, AD 400-700: the Ceramic evidence, British Archaeological Reports International Series
Caratteristiche
La forma si è evoluta considerevolmente tra il IV ed il VII secolo d.C. (PIÉRI, 2005; REYNOLDS, 2005). I suoi primi esempi possono essere fatti risalire alla metà del III secolo d.C.
Nella prima metà del V secolo d.C. LRA 1 (Late Roman Amphora 1) fu dapprima esportata in massa nei porti occidentali del Mediterraneo, alle truppe sul Basso Danubio e ad Alessandria (EGLOFF, p. 169). In questa fase possiede un collo più corto, più tronco-conico, il bordo indistinto dalla parete, una spalla più ampia e il profilo dell’ansa ad angolo retto. Durante la seconda metà del V secolo d.C. il collo diventa più largo e più cilindrico. Il fondo reca all’interno un piccolo segno di umbonatura. Il corpo della fine del V secolo d.C. è ancora a forma di pera.
Gli esempi di VI secolo (EGLOFF, p. 164) differiscono per avere un corpo più cilindrico e una base arrotondata. Il collo è ancora cilindrico. Le anse sono grandi e spesse. Le pareti sono a scanalature marcate e convesse. L’orlo delle LRA 1 dal V al VII secolo d.C. può essere irregolare nonostante la cura con cui viene realizzato il resto del corpo. Gli esempi ciprioti sono un ottimo esempio di questa fattura trascurata del bordo.
Datazione
Dalla metà del III fino alla metà del VII secolo d.C. Tuttavia la ‘classica’ LRA 1 (EGLOFF, p. 169) risale agli inizi del V secolo e il suo predecessore immediato (a collo stretto) è riconoscibile dalla metà del IV secolo d.C.
Gli ultimi esempi di questa tipologia sono stati rinvenuti in contesti della seconda metà del VII secolo d.C. (Cripta Balbi di Roma e Alessandria).
Origine
LRA1 fu prodotta nelle province romane di Cilicia e a Cipro. Fornaci sono state scavate in siti costieri di queste località (EMPEREUR, PICON, 1989; DEMESTICHA, MICHAELIDES, 2001; DEMESTICHA 2003). Tutte le fornaci di produzione di LRA1 rinvenute a Cipro sembrano aver prodotto esclusivamente esemplari di VI o VII secolo d.C. Le prove di una produzione nella Siria romana non sono definitive. Reynolds (2005a) ha suggerito siti di produzione a Seleucia e Arsuz.
Diffusione
Esemplari tra l’inizio e la prima metà del III secolo furono esportati a Beirut e nel Sinai. Sempre nelle stesse aree si rinvengono tipi della metà del IV secolo. La fine dello stesso secolo documenta una maggiore diffusione della forma, soprattutto verso il Mar Nero ed i forti del basso Danubio.
Le prime importanti esportazioni in tutto il Mediterraneo, il Mar Egeo e il Mar Nero risalgono all’inizio del V secolo. L’Atlantico e la Gran Bretagna sono raggiunti tra la fine del V e la metà del VI secolo. LRA1 è l’anfora importata del Mediterraneo orientale più comune nella maggior parte dei siti del Mare Nostrum (ad es. Beirut, Cartagine, Marsiglia e Tarragona; cfr. REYNOLDS 1995; 2005b). Nell’Egeo è spesso rinvenuta unitamente alla LRA2.
Contenuto
Sono stati ipotizzati sia il vino che l’olio. Piéri (2005) sostiene che il vino fosse il contenuto principale.
L’anfora presenta una densa colonizzazione epilitica su tutta la superficie. Le incrostazioni biogeniche sono ben conservate e riconducibili a diversi gruppi di organismi animali di gusci e rivestimenti calcarei. In particolare si osserva un’abbondante proliferazione di Policheti sedentari riconoscibili come tubetti calcarei biancastri di diverse dimensioni e ornamentazioni. Assai diffusi sono anche i gusci calcarei di brachiopodi spesso completi delle due valve, di forma tondeggiante. Il terzo componente della bioconcrezione è costituito da colonie di briozoi visibili sotto forma di sottili strati incrostanti, spesso sovrammessi o ricoperti dagli altri biocostruttori. In prossimità dell’ansa del manico è visibile infine un antozoo isolato. La presenza di tutti questi animali ed in particolare dei brachiopodi fornisce utili informazioni circa le condizioni di giacitura del reperto: è noto infatti che i brachiopodi prediligono ambienti sciafili e pertanto possono vivere o in ambienti poco illuminati, quali grotte o anfratti o a profondità elevate. La loro presenza su tutta la superficie del reperto indica con certezza che il manufatto ha esposto nel corso del tempo tutte le superfici alla colonna d’acqua favorendo tale colonizzazione. Tutti gli organismi sopra citati hanno solo superficialmente colonizzato il manufatto, in quanto il laterizio non è, per sua natura, soggetto alla colonizzazione endolitica.
BIBLIOGRAFIA
Demesticha, S. 2003, Amphora production on Cyprus during the Late Roman period, VIIème congrès international sur la céramique médiévale en Méditerranée. Thessaloniki, 11-16th October 1999, pp. 469-476
Demesticha S., Michaelides D. 2001, The excavation of a Late Roman 1 amphora kiln in Paphos, in La céramique Byzantine et proto-islamique en Syrie-Jordanie (IVe-VIIIe siècles apr. H.-C.), Actes du colloque tenu à Amman, Institut Français d’Archéologie du Proche-Orient, Bibliothèque Archéologique et Historique, 159, pp. 289-296
Egloff, M. 1977, Kellia III. La poterie copte: quatre siècles d’artisanat et d’échanges en Basse-Egypte, Geneva
Empereur J.Y., Picon M. 1989, Les régions de production d’amphores imperiales en Méditerranée orientale, Amphores romaines et histoire économique: dix ans de recherche, in Actes du colloque de Sienne (22-24 mai 1986). Collection de l’École Française de Rome, 114, pp.223-248
Piéri, D. 2005, Le commerce du vin oriental à l’époque Byzantine, in Bibliothèque d’Archéologie et d’Histoire, Institut Français du Proche Orient, Beirut
Reynolds, P. 1995, Trade in the western Mediterranean, AD 400-700: the Ceramic evidence, inArchaeopress , British Archaeological Reports International Series, Oxford
Reynolds, P. 2005b, Hispania in the late Roman Mediterranean: ceramics and trade, in Hispania in Late Antiquity: Twenty-first century approaches, Leiden